1.1 – Le prime colonizzazioni
Quanti
e quali sono stati i popoli che hanno abitato la Riviera dei Ciclopi da che se
ne abbia memoria sino ad oggi? La risposta è certamente legata alle narrazioni
dei miti e delle leggende che sono legate a questo tratto di costa che oggi,
circoscritto da Capomulini (Comune di Acireale), Reitana-S. Venera al Pozzo (comune
di Aci Catena), Vampolieri, ed Aci Castello, è denominato Aci Trezza.
Secondo il
cultore di Storia locale Pulvirenti, l’uomo giunse nei luoghi in esame quando
ancora la Sicilia non era scissa dalla zolla africana per il tramite di un
istmo, oggi fondale del Mediterraneo (non più profondo di 200 m.) fra la
Trinacria e la Tunisia. Le popolazioni preistoriche che per prime abitarono la
Sicilia orientale non potevano che servirsi della natura per risiedere,
alimentarsi e provvedere a loro stessi, grazie alla moltitudine di grotte
vulcaniche, di corsi d’acqua, di animali da pastorizia e di alberi da frutto.
Tra i 600.000
ed i 500.000 anni fa, nel Pleistocene medio-inferiore, la costa jonica era sul
formarsi (a cagion dell’esistenza del golfo pre-etneo)[1],
ed i primi stanziamenti pastorali, antichi africani dunque, li si hanno non prima dei 300.000 anni fa.
Intorno al
XIII sec. a.C. si ravvisa la prima popolazione identificabile stanziata su
questo territorio: i Liguri[2].
Circa questo popolo le fonti antiche (romane e greche) sono pochissime e non si
sa quanto accurate. Nella fonte più antica (VIII secolo a.C.), Strabone citando
Esiodo riferisce che i Liguri furono tra i più antichi abitanti dell'Occidente.
Dionigi di Alicarnasso (I secolo a.C.) riferisce che non si conosce la loro
origine. Studiosi moderni ancora dibattono sull’origine indoeuropea o
preindoeuropea di questo popolo. I Liguri, stanziatisi in tutta la penisola italica, assunsero
denominazioni diverse in base alla zona di residenza; e chiaramente nell’isola
presero il nome di Sicani.
E’ stato l’XI
sec a.C. a conoscere la discesa dalla penisola italica verso la costa orientale
dell’isola di un’altra popolazione che scacciò quella preesistente: i Siculi. I Sicani invece, vecchi abitanti dell’intera
Trinacria, occuparono solamente una regione centro-meridionale dell'isola,
delimitata dai fiumi Himera e Halykos e
chiamata Sicania. I nuovi abitanti ("Sikeloi" dal nome del
presunto re siculo "Sikelòs", in greco Σικελός), appartenenti a un
popolo indoeuropeo di origine italica (protolatini), e
raggiunsero la Sicilia, secondo alcuni molto prima della data generalmente
riconosciuta, e cioé attorno al XV secolo a.C.
La dominazione
dei Fenici in Sicilia iniziò prima dell'VIII
secolo a.C., con la creazione di alcune colonie nella zona occidentale
dell'isola, e finì il 241 a.C., con la vittoria dei Romani
nella prima Guerra Punica. Il periodo in cui l'isola è stata governata
da Cartagine è definito "punico". I Fenici si
riservarono i promontori sul mare e le isolette adiacenti, per il loro
commercio con i Siculi, il che fa ben capire l’origine dei ritrovamenti
archeologici all’interno degli scavi sull’Isola Lachea[3].
Ma in seguito al successivo approdo degli Elleni (Greci), abbandonate quasi tutte le coste si sono
raccolti in vicinanza degli alleati Elimi.
Secondo Strabone[4]
alcuni di questi popoli barbari della Sicilia erano autoctoni, altri venivano
dal continente di fronte. I Greci (giunti in Sicilia nell’VIII sec a.C., ma tiranni a
partire dal VI sec. a.C.) non permettevano a nessuno di loro di raggiungere la
costa, ma non erano abbastanza forti da cacciarli anche dall’entroterra; a quel
tempo continuavano pertanto a vivere
sull’isola Sicani, Siculi, Morgeti ed altri ancora che
abitavano l’Isola, fra i quali c’erano ancora gli Iberi, che a dire di Eforo,
furono i primi barbari ad insediarsi in Sicilia.
È verosimile
che Morgantium fosse stata fondata dai Morgeti; una volta questa
città esisteva, ma ora non esiste più.
In quell’epoca
i Sicelioti (o Sicilioti, o ancora Greci di
Sicilia; Σικελιῶται in greco antico) erano gli abitanti delle poleis siciliane di origine
greca. Si diffusero inizialmente nelle coste orientali e meridionali
dell'isola detta allora Trinacria (le città o centri urbani principali erano Syrakousai, Ghelas e Akragas),
lasciando gli altri popoli nell'entroterra. In seguito (e fino
alla conquista romana) colonizzarono quasi interamente
la costa siciliana. I Sicelioti si attribuivano tale nome per
distinguersi dai Greci di Grecia e Magna Grecia (che si
definivano italioti) e dalle popolazioni autoctone isolane come
i Siculi, i Sicani e gli Elimi.
Le rivolte
democratiche di Siracusa avevano eco in tutta la Sicilia. Nel 452
a.C. il re siculo Ducezio si mette a capo di un movimento di
rivolta che libera dal giogo greco
Etna, Mineo, Morgantina, Palikè etc. Ma due anni dopo, una
volta riorganizzato il potere centrale della città, Siracusa riprese
militarmente il comando delle città "liberate", proseguendo la sua
politica espansionistica in Sicilia: nel V sec. a.C. la Riviera dei Ciclopi era
dei Siracusani.
La Sicilia (Provincia
Sicilia in latino) fu un'antica provincia romana con
capitale Syracusae che comprendeva i territori
dell'attuale Sicilia e di Malta. La dominazione romana
in Sicilia iniziò il 10 marzo 241 a.C. (con la vittoria
di Torquato Attico e Catulo sulle truppe cartaginesi
di Annone nella battaglia delle isole Egadi) e si concluse
nel 440 d.C., con la spedizione del vandalo Genserico, che
conquistò l'isola. Per seicento anni la Riviera dei Ciclopi è appartenuta ed è
stata abitata dai Romani.[5]
Quale sia
stato il nome di Aci Trezza nel corso di questi 13.000 anni non ci è dato
sapere con certezza: accanto alla “biblica” Camesena
(fondata da Cam, figlio di Noé, con la moglie Sena)[6],
ci sta la mitologica Xiphonia;
probabilmente il porto di Akis,
sicuramente un promontorio di vedetta con la Rocca Saturnia, un emporio fenicio
con le isole Ciclopi, un’ambientazione mitologica per Ovidio, una terra epica
sicuramente per Virgilio (se non anche per Omero). I resti archeologici e le
fonti storiografiche antiche parlano, e ci raccontano dei popoli che sono
passati da qui, dei pastori che hanno ammirato i faraglioni, distesi sulle
colline di Vampolieri (come Aci), dei consoli romani morti in battaglia presso
Reitana (Manlio Aquilio)[7],
dei generali vincitori al largo di Aci Trezza in battaglie navali (Sesto
Pompeo)[8],
e così via.
1.2 - Le dominazioni medievali
L’arco
di tempo che va dal 440 d.C. al 1516 è convenzionalmente etichettato come l’età
medievale della Sicilia. La storia della dominazione medievale nel borgo che
oggi è denominato Aci Trezza è chiaramente legata alla vicenda che ha coinvolto
le nove Aci, in principio solo una (denominata Akis, Achis, Akios, Acis, Acin, Xacche, Iaci, Jachi, Jachium, etc.)
con centro l’attuale Aci San Filippo, che oggi coprono lo spazio geografico di
cinque comuni.
La dominazione vandala della Riviera dei Ciclopi iniziò nel 440,
con la conquista da parte del re Genserico, e si concluse tra
il 484 e il 496, sotto il regno di Guntamundo, che perse
l'ultima città vandala nell'isola, Lilibeo.
La dominazione ostrogota della Rivera dei Ciclopi (che apparve più come una
razzìa che come una colonizzazione) iniziò nel 493, con l'uccisione
di Odoacre[9] da
parte di Teodorico il Grande[10],
e si concluse da ultimo nel 555, con la definitiva conquista
dei bizantini ad opera di Narsete.
Se si include
anche il dominio degli eruli, si risale al 476,
quando Genserico cedette l'isola in cambio di un tributo al
re Odoacre.
La Riviera
dei Ciclopi fu conquistata dai barbari Odoacre dopo
la caduta dell'Impero romano d'Occidente. Nel buio e temibile 468, sotto
il re Genserico, i Vandali dell'Africa conquistano
la Sicilia e la Sardegna. I Vandali restituirono l'isola
a Odoacre dietro compenso di un grosso tributo, ma più tardi
re Teodorico non mantenne l'impegno, pur rifiutandosi di restituire
l'isola ai vandali.
Il dominio bizantino ha lasciato ad Aci Trezza diverse testimonianze, e la
minaccia araba portò i Bizantini a rafforzare le difese costiere del nostro
territorio e quelle dell’entroterra che assicuravano la protezione dei mulini,
importantissimi per la sopravvivenza stessa delle popolazioni del luogo: oggi è
visibile nel centro storico solo la “Torre dei Faraglioni” o “Bastioncello” che
secondo don Salvatore De Maria dovrebbe avere un basamento proprio di origine
bizantina (ma che ricerche hanno condotto ad affermare la risalenza molto più
recente).
Filippo
Pulvirenti ci spiega come la religiosità è l’eredità più grande che i Bizantini
ci hanno lasciato: con l’evangelizzazione della Sicilia si conobbero nei nostri
luoghi Filippo Siriaco ad Agira, Pancrazio a Taormina, Berillo a Catania,
inviati da S. Pietro poco prima del suo martirio. Sotto Bisanzio il territorio
da Akis prese il nome di Akios, forma grecizzata del nome dato
dai Romani secoli prima.
Il dominio islamico sulla Riviera dei Ciclopi, che diede come nome al nostro
territorio quello di Al Yag, iniziò a partire dallo sbarco a Mazara
del Vallo nell'827 e terminò con la caduta
di Noto nel 1091. E’ proprio in quest’epoca che va fatta
risalire l’edificazione principale del Castello sulla Rocca Saturnia, quando
ancora questa non era che un isolotto non dissimile dai faraglioni dei Ciclopi.
La presenza araba è quella più sentita nei nostri luoghi: dalla fortezza di Aci
Castello alla torre che preesisteva all’attuale campanaria della Chiesa matrice
di Aci San Filippo, dalla presumibile tracciatura delle strade alla costruzione
dei canali di scolo e dei torrenti sotterranei: razionalizzarono le acque e le
forme di irrigazione. E’ lo stesso Muqaddasi[11]
che nel 988 afferma che “Aci giace a mezzogiorno, città murata; posta sul mare,
vi si beve acqua corrente”. Nelle undici incursioni arabe, Aci cadde nel 902.
La storia
della Riviera dei Ciclopi normanna ha origine con la
conquista normanna dell'Isola, iniziata nel 1061 con lo
sbarco a Messina al tempo in cui essa era dominata da potentati e
governatori musulmani, e conclude con la morte dell'ultima esponente della
famiglia degli Altavilla di Sicilia, Costanza, nel 1198. La
Riviera dei Ciclopi era denominata Jachium:
un castello che simboleggiava la città. Nel 1130 la dominazione normanna
instaurerà il primo regno dell'Isola con Ruggero II. Anche in
quest’epoca il territorio in esame conobbe una crescita nelle costruzioni: al
perfezionamento del Castello si aggiunse il rinnovato splendore sotto la guida
religiosa del vescovo benedettino Ansgerio di Catania voluto
dallo stesso Gran Conte Ruggero.
La dinastia sveva durò dal 1198, anno in cui fu proclamato re,
per volontà di Dio, Federico II di Svevia,
al 1266 quando Manfredi di Sicilia[12] fu
sconfitto da Carlo I d'Angiò[13],
e si studia che il rapporto col territorio in esame non fu tra i più felici:
astio e diffidenza caratterizzarono il rapporto tra la popolazione e la
dominazione. La Riviera dei Ciclopi non solo conobbe la distribuzione delle
terre in guisa feudale, ma anche la nuova denominazione Jaci.
Il dominio francese degli Angioini, durò dal 1266, quando lo svevo Manfredi di
Sicilia, figlio naturale di Federico II del Sacro Romano Impero, venne
sconfitto e fu ucciso a Benevento da Carlo d'Angiò, fratello del re di
Francia. Ma il dominio angioino nella Riviera dei Ciclopi ebbe breve
durata e si concluse già nel 1282 con la rivolta dei Vespri
siciliani e la conquista aragonese.
La dinastia aragonese iniziò formalmente il 26 settembre 1282,
quando Carlo I d'Angiò, sconfitto dai siciliani e dall'esercito di
Pietro III d'Aragona nei Vespri siciliani, lasciò l'isola per
rifugiarsi a Napoli. Si concluse il 23 gennaio 1516, con la morte del
re Ferdinando II di Aragona. La Riviera dei Ciclopi era pronta per
conoscere una nuova era, quella della distribuzione delle nove Aci e della
nascita delle località così come le conosciamo oggi.
In poco più
di mille anni di Medioevo, il tratto di costa denominato Aci Trezza, oltre a
conoscere fenomeni vulcanici (tanto gravi da congiungere la Rocca Saturnia alla
terra ferma), ha visto il dominio talvolta oppressivo, altre volte benevolo, di
popolazioni germaniche (vandale ed ostrogote), bizantine, arabe, francesi
(normanne ed angioine), sveve e spagnole, aprendo la strada all'epoca moderna
della Riviera dei Ciclopi.
Aci Trezza
vide la luce, in luogo di centro urbano come lo conosciamo noi oggi, con i
principi Riggio di Campofiorito e Campofranco, duchi di Valverde, i quali vi
stanziarono bastioni, botteghe, osterie, palazzi, moli, strade, chiese,
cappelle, ed altro ancora.
[1] Tutta l'area siciliana, in
realtà, compreso il golfo pre-etneo, si sollevava da tempo, a partire da circa
1 milione e 700 mila anni fa. Al centro del golfo iniziarono eruzioni
sottomarine di lave basaltiche. Tra 200 e 100.000 anni fa questi coni mutarono attività
eruttiva emettendo lave alcalo-basaltiche. Il sollevamento dell'area continuò
fino a che le eruzioni raggiunsero il livello del mare e si allargarono sopra
depositi di argille, che ne ricoprivano il fondo. I prodotti delle antiche
eruzioni sottomarine sono visibili in superficie nella zona che va da Aci
Castello (ad esempio il rilievo su cui sorge il Castello) ad Aci Trezza. Sempre
nella zona di Aci Castello sono rilevabili le prime eruzioni pre-etnee sulla
terraferma con strati di cenere interstratificati alle argille del fondo marino
del golfo pre-etneo.
[2]
I Liguri (in greco Λίγυες,
ovvero Ligues e in latino
Ligures) erano un'antica popolazione, che ha dato il suo nome
all'odierna regione della Liguria e al Mar
Ligure che la bagna.
[3] Sull’Isola Lachea sono
stati rinvenuti dei resti che attestano la presenza dell’uomo fin dalla
preistoria: un’ascia litica ed alcune tomba a grotta. Lungo la scalinata che si
diparte dall’ingresso nord dell’Isola sono presenti due piccole cisterne scavate
nella roccia in una delle quali è stato rinvenuto materiale fittile che
testimonia la frequentazione dell’Isola in età tardo romana. Sull’Isola si
individuano anche i resti di un’antica fortificazione fenicia e di una vasca di
epoca imperiale romana forse costruita per la produzione del garum, un’antica
salsa a base di pesce e crostacei molto ricercata nelle tavole dei nobili
romani. Nel 1828 l’isola, assieme al territorio di Trezza, entrò a far parte
del comune di Acicastello, ma l’arcipelago restò di proprietà degli eredi dei
detentori della Segrezia acese e, in seguito, alla famiglia Gravina. Il
senatore del Regno Luigi Gravina nel 1896, cedette a titolo gratuito il diritto
d’uso sopra l’isola e i sette scogli adiacenti per studi scientifici e sperimentali
al Rettore dell’Università degli studi di Catania, Andrea Capparelli. Nel 1998
l’intero arcipelago divenne Riserva Naturale Integrale, la cui gestione è
affidata al CUTGANA, Centro dell’Università degli Studi di Catania.
[5]
Dreher, La Sicilia Antica.
[7] Manlio Aquillio è stato un politico e generale romano. Fu eletto console nel 129 a.C. con Gaio Sempronio Tuditano. Debellò definitivamente la rivolta di Aristonico, già sconfitto ed imprigionato l'anno precedente dal suo predecessore Marco
Perperna. Organizzò quindi nel 127 a.C. i territori della nuova provincia d'Asia, che era stata istituita nel 132 a.C. con un senatoconsulto.
[10]
Teodorico, detto il Grande, più correttamente Teoderico,
dal goto Þiudareiks (Pannonia,
12
maggio 454 – Ravenna,
30
agosto 526), fu re degli Ostrogoti
dal 474
e re d'Italia dal 493
al 526,
secondo dei re barbari di Roma.
[11]
Al-Muqaddasi (in arabo:
شمس الدين ﺍﺑﻮ ﻋﺒﺪ ﺍﻟﻟﻪ
محمد بن امحد بن اﺑﻲ ﺑﻜﺮ ﺍﻟﺒﻨﺎء ﺍﻟﺸﺎﻣﻲ المقدسي, Shams al-Dīn Abū ʿAbd Allāh Muḥammad ibn Aḥmad ibn Abī Bakr
al-Bannāʾ al-Shāmī al-Muqaddasī), noto anche come al-Maqdisī
(entrambi gli epiteti significano "il Gerosolimitano")
(Gerusalemme,
945
– ...) è stato un geografo arabo,
autore dell'opera Aḥsan al-taqāsīm fī maʿrifat al-aqālīm ("La
migliore divisione per la conoscenza delle regioni").
[12] Manfredi di Hohenstaufen, o Manfredi di Svevia o Manfredi
di Sicilia (Venosa, 1232 – Benevento, 26
febbraio 1266), fu l'ultimo sovrano svevo del regno di
Sicilia. Figlio dell'imperatore Federico II di Svevia e di Bianca Lancia (figlia di Galvano Lancia primo Signore di Longi e Conte di Fondi), fu
reggente dal 1250 e quindi re di Sicilia dal 1258. Morì durante la battaglia di Benevento, sconfitto dalle truppe di Carlo I d'Angiò.
[13] Carlo I d'Angiò (Parigi, 21 marzo 1226 – Foggia, 7 gennaio 1285) conte
d'Angiò e del Maine, conte di Provenza e di Forcalquier, fu re di Sicilia, re di Napoli, principe di Taranto, re d'Albania, principe d'Acaia e re titolare di Gerusalemme. Figlio del re di Francia, Luigi VIII (detto il Leone) e di Bianca di Castiglia, era fratello del re di Francia, Luigi IX (detto il Santo). Conquistò il Regno di
Sicilia nel 1266 sconfiggendo a Benevento l'ultimo re svevo, Manfredi di Sicilia. Perse nel 1282 la parte siciliana del Regno in
seguito ai Vespri Siciliani, rimanendo peraltro re di Napoli fino alla morte.
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